Sonia Pellegrino Scafati

Non ho amato mai descrivere ciò che sono e ciò che ho fatto nella vita, ma a volte fa bene fare una scansione metaforica delle esperienze. Ebbene, il risultato in questo momento storico è, brevemente, quanto segue.

Nell’ultimo decennio la mia vita professionale si è ramificata in due distinti settori: quello coscienzioso del Sociale e quello passionale del Teatro.

Ho avuto la fortuna di lavorare molti anni nell’ambito della Salute Mentale dove ho imparato tanto, soprattutto a fare esercizio di  “leggerezza”. Ora mi occupo di accoglienza e  opero con i MSNA (Minori Stranieri Non Accompagnati). La mia scelta di continuare a lavorare nel Sociale è etica, politica ed umana. Ascolto molte storie, esercito la difficile pratica della sospensione del giudizio, fatico, osservo.

“L’altro ramo” , come dicevo, è il Teatro. (Vuol dire tutto e niente).

Non farò nessuna parabola sulla vocazione e su ciò che il Teatro rappresenta per me, ma è doveroso dirmi e dire che sicuramente è il mio modo migliore per amare le cose e le persone. E’ il respiro buono ed il passo sicuro.

Ho deciso di incanalare “questo senso”, soprattutto nell’esperienza con gli adolescenti. Collaboro con le scuole e tengo laboratori durante quasi tutto l’anno scolastico con il fine di  preparare spettacoli debuttanti al Palio Teatrale Studentesco di Udine (che da anni organizzo insieme ad altri operatori teatrali).

Non solo questo. Sono molti i ricordi e le esperienze in questo settore.

Oggi ciò che sono, (ciò che fa la mia storia), mi porta ad un crocicchio con coordinate precise e speciale; l’abbraccio empatico con Erica.

Le esperienze artistiche ed umane, se intrecciate, tessono conforti, confronti, e scene; o meglio, Vite!

La Danza ed il Teatro ne sono e saranno custodi a specchio.

Sono onorata di far parte di questa nuova avventura.

Le ragazze ed i ragazzi del Laboratorio sono fruitori di qualcosa che per loro diventa necessario e quindi li autorizza ad essere smaccatamente belli, fragili, forti, pronti a rendere “abitabili i deserti”. 

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